Anche quest’anno la Stazione Mario Zucchelli ha accolto un team di ricercatori del progetto AntaGPS (Antarctica as a Global Pollution Sensor: aquatic and terrestrial organisms as bio-indicators and meta-analysis of pollutant trends). I dottorandi Elisabetta Piva (DiBIO, Università di Padova) e Alessandro Marrone (DiBEST, Università della Calabria), coordinati dal Prof. Gianfranco Santovito (DiBIO, Università di Padova) hanno condotto una serie di esperimenti in vivo, utilizzando pesci di varie specie come modelli sperimentali. L’obiettivo è di studiare le risposte fisiologiche antistress che questi animali sono in grado di mettere in atto quando esposti a contaminanti, sia inorganici (Cd, Pb), sia organici (BPA, PFOA). Tali esperimenti sono ovviamente a breve termine (in quanto la permanenza dei ricercatori in base è molto limitata nel tempo, e sebbene le concentrazioni utilizzate sono ovviamente più elevate di quelle presenti attualmente nell’Oceano Meridionale, esse sono simili a quelle presenti in altri contesti ecologici influenzati dall’attività umana. Sui campioni biologici che verranno spediti in Italia verranno svolte analisi di tipo chimico, biochimico e biomolecolare. I risultati che verranno ottenuti consentiranno di effettuare delle stime previsionali sulla capacità di questi pesci di contrastare gli effetti negativi di un ambiente sempre più a rischio di contaminazione. Oltre a questo, i ricercatori hanno effettuato attività di campionamento di organismi acquatici (microalghe e pesci) e terrestri (muschi e licheni) ai fini di un monitoraggio pluriennale che consentirà di delineare degli andamenti sulla presenza di inquinanti nel Mare di Ross, e in particolare nella Northern Vicrtoria Land.
Studio a lungo termine di contaminanti organici e inorganici persistenti (regolamentati ed emergenti) nei comparti abiotici e negli organismi del Mare di Ross nell’ambito del progetto di ricerca ROSSnROLL coordinato da Università di Siena con la partecipazione di CNR-ISP, UNIFI e UNIPA. In campo i ricercatori del CNR ISP Nicoletta Ademollo e Marco Vecchiato e UNIFI Alessandra Cincinelli impegnati
Campionamento di rotiferi (Phylodina gregaria)in lago di scioglimento estivo.
Località: Finger point, un promontorio sul mare appena a nord delle valli secche.
Il clip mostra una Philodina appena scongelata in laboratorio che mantiene la vitalità.
Le foto mostrano il piccolo lago ancora congelato, in via di scongelamento in periferia.
Il campionamento viene effettuato prelevando il sedimento dopo avere rimosso il sottile strato di ghiaccio, e filtrando il liquido in modo da trattenere la microfauna acquatica.
Le Philodina verranno utilizzate per cercare nuove possibili sostanze bioattive in biomedicina.
Le foto mostrano alcuni organismi marini oggetto di ricerche per la identificazione di molecole bioattive di interesse biomedico:
La spugna Dendrilla antarctica, una anemone di mare, l'icefish Chionodraco hamatus. La foto con il singolo esemplare di pesce è un maschio,
nell'altra foto si vedono due femmine che stanno sviluppando le uova, di colore arancio, che verranno deposte a partire da Gennaio.
Campionamenti di acqua e suoli in corso, nell’ambito dei progetti PNRA18_00015 e PNRA18_00221. In campo i ricercatori Laura Zucconi dell’Università della Tuscia e Maurizio Azzaro e Francesco Smedile del CNR. Nelle immagini le Dry Valleys, con il lago di Juan Pond e la Labyrinth Valley. Le Dry Valleys sono considerate un analogo terrestre dell’ambiente marziano. Le condizioni ambientali estreme di quest’area ne fanno un ottimo modello di studio per la ricerca della vita su altri pianeti.
Pochi giorni fa, il team formato da Rodolfo Canestrari (INAF), Laura Caiazzo (INFN) e Meganne Chrisitan (CNR) ha portato a termine le attivita’ di manutenzione delle antenne di SuperDARN presso la base Concordia. Con temperature di -40 gradi e lavorando ad oltre 15 metri di altezza su una piattaforma elevatrice semovente, hanno ripristinato la piena funzionalita’ del radar riparando i dipoli e lo schermo riflettente. Nuove scoperte attendono gli scienziati che dall’Italia analizzano i dati raccolti!
I due radar gemelli chiamati “Dome C East” e “DomeC North” sono in continua osservazione di una estesa porzione (circa 10 milioni di chilometri quadrati) di ionosfera, lo strato di particelle cariche che si forma in seguito alla ionizzazione delle molecole del gas atmosferico ad opera della radiazione UV e X solare, della regione polare dell’emisfero Sud. Lo scopo di un tale tipo di osservazione è lo studio e il controllo continuo dei fenomeni che si verificano nella ionosfera in seguito all’interazione fra il vento solare, il plasma che dalla corona solare si espande ininterrottamente in tutto lo spazio interplanetario, e il campo magnetico terrestre.
Il campo geomagnetico protegge la Terra e la sua atmosfera all’interno di una di bolla magnetica denominata magnetosfera, ma parte del vento solare può penetrare nella magnetosfera così come parte della sua energia può essere trasferita alla magnetosfera dando origine ad una serie di perturbazioni nello spazio circumterrestre (meteorologia spaziale). Le bellissime aurore polari sono la manifestazione visibile di tali perturbazioni, che tuttavia possono anche provocare una serie di problemi come, per esempio, i malfunzionamenti dei satelliti in orbita intorno alla Terra, danni ai sistemi di distribuzione della corrente elettrica e disturbi nelle comunicazioni radio.
I radar DCE e DCN fanno parte della rete dei radar del progetto internazionale Super Dual Auroral Radar Network che è appunto dedicato allo studio della ionosfera ad altitudini comprese fra i 100 ed i 400 km. Fanno parte della rete più di 30 radar dislocati nelle zone aurorali e subaurorali in entrambi gli emisferi realizzati grazie all’impegno di numerose Università ed Istituti di ricerca appartenenti a dieci nazioni: Australia, Canada, Cina, Francia, Giappone, Inghilterra, Italia, Norvegia, Sud Africa e Stati Uniti.
DCN e DCE sono localizzati a circa 2 km dalla base ed ogni radar è composto da 20 antenne filari tese fra le 24 torri (18 torri della schiera principale e 6 torri per la schiera secondaria). Le torri sono alte circa 17 metri e sono ad una distanza di circa 15 metri le une dalle altre, per un’area di occupazione totale, per ogni radar, di circa 300 m2.
La costruzione dei due radar (DCE nel 2013 e DCN nel 2019), è iniziata nell’ambito di una collaborazione italo-francese, ed è stata finanziata, per quanto riguarda l’Italia, dal PNRA, dall’INAF, dal CNR e, per quanto riguarda la Francia, dall’IPEV e dall’INSU. DCE e DCN sono considerati Osservatori Permanenti nell’ambito del PNRA e la loro conduzione è affidata all’INAF.
Portare a termine l’installazione di questo tipo di strumenti in un ambiente dalle estreme condizioni ambientali come quello di Concordia ha richiesto uno sforzo collaborativo notevole. L’impegno si ripete ogni anno per portare a termine la necessaria manutenzione delle antenne del radar, fondamentale in questo ambito è stato ed è l’aiuto del personale di Concordia, è infatti di primaria importanza fare le questo tipo di osservazioni con continuità, tanto più ora che ha avuto inizio il nuovo ciclo di attività solare (Ciclo 25) con un massimo di attività, durante il quale aumentano sensibilmente le perturbazioni nello spazio interplanetario, previsto intorno al 2025.